sabato 11 febbraio 2012

Tra dialogo e diavolo ci si può confondere



Si parla molto, moltissimo di dialogo. Ma ai cristiani la cosa deve interessare?
Gesù non dialogava, ammaestava. Ammaestrava e convertiva, annunciava il Regno, indicava la strada e poi lasciava liberi di percorrerla. Il Vangelo è chiaro in proposito.
Gesù ha dato un compito ai suoi discepoli, quello di annunciare la buona novella. Se non fossero stati accolti in una casa essi dovevano uscirne e scuoterne la polvere dai loro calzari. Senza perdere tempo in chiacchiere.
I cristiani non sono chiacchieroni: pregano, adorano, annunciano il Vangelo. Ma dialogano poco, perclè il dialogo è tempo tolto all'annuncio e spesso è solo dissipazione.
Allora a cosa serve il dialogo? Il dialogo ha due scopi, uno è quello di passare il tempo, al bar, con gli amici, in un salotto. Questo scopo non è di per sè negativo, crea relazioni, aiuta a conoscersi, ma certamente ha un valore umano, non spirituale. L'altro scopo è quello di confrontarsi per cercare la verità. Ma questo può servire a chi la verità non la possiede. I cristiani sanno che Gesù ha detto di sè di essere la verità, quindi non hanno bisogno di cercarla altrove.
Anche l'evangelizzazione non ha nulla a che vedere con il dialogo. L'evangelizzazione è fatta di tre momenti:
1. La preghiera, con cui si chiede allo Spirito Santo di preparare i cuori all'ascolto;
2. L'annuncio della Verità, cioè che Cristo è morto e risorto e quindi è il Figlio di Dio;
3. L'accompagnamento alla vita ecclesiale e sacramentale.
Allora, il dialogo, cosa c'entra con cristianesimo? Nulla, assolutamente nulla.
Il cristiano non è un uomo del dialogo, è un uomo dell'annuncio e della testimonianza.

Maria, Madre che medita nell'intimo del suo Cuore, ci insegni il valore del silenzio

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